Negli ultimi anni l’India non cresce nella misura necessaria per far fronte alle esigenze del Paese: secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale nel 2019 la crescita è stata del 4,8%, troppo bassa per sostenere la demografia del pachiderma indiano.
Per tali ragioni il premier ha incaricato il cd. “zar dell’economia” Rajiv Kumar, vicepresidente di NITI Aayog (think tank politico del governo), di risollevare l’economia e di raggiungere il grande obiettivo promesso in campagna elettorale: diventare un’economia da 5mila miliardi di dollari, quasi il doppio di quella attuale, entro 5 anni.
Nel corso di un’intervista pubblicata sul Sole 24ore il guru economico indiano ha sostenuto che il problema principale della bassa crescita consiste nella “massiccia avversione al rischio” da parte delle imprese derivante essenzialmente dalla scarsa concessione del credito da parte delle banche (i cui assets sono per il 67% pubblici), peraltro dietro richiesta del 100% di assets immobiliari in garanzia.
La ricetta studiata -in corso di implementazione- per il rilancio dell’economia indiana passa attraverso una politica demografica seria, privatizzazioni, liberalizzazioni ed investimenti stranieri.
Alla fine dell’intervista il guru indiano ha invitato i potenziali investitori italiani a non perseguire una strategia pan-indiana ma di scegliere -al massimo- tre stati su cui investire (l’India è una repubblica federale composta da 29 Stati) per la necessità di studiarli con attenzione per poi entrarci in profondità.
In caso di società orientata all’export consiglia di scegliere uno stato con i porti sull’oceano mentre nel caso di impresa operante nel business della trasformazione agro-alimentare (settore estremamente interessante considerato che solo il 10 % della produzione è lavorato) suggerisce di puntare sugli Stati del Nord.
Le opportunità di espansione su questi nuovi Mercati devono tuttavia essere supportate da adeguate strategie legali d’ingresso costruite su misura, tenuto conto della normativa doganale, fiscale e commerciale applicabile: ad esempio occorrerà valutare se convenga vendere i propri prodotti e/o servizi attraverso la forma della distribuzione indiretta (ad esempio agenzia o concessione di vendita) oppure mediante la costituzione di una società in loco o ancora tramite la costituzione di un office branch della casa madre, tenuto altresì conto della possibilità di sfruttare le numerose zone economiche (cd. Special Free Trade Zones) create ad hoc dal Governo per attività commerciali e industriali nelle quali si godono di forti benefici fiscali ed agevolazioni sull’applicazione di dazi/imposte in import.
Avv. Marcello Mantelli
Avv. Massimiliano Gardellin
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