Marcello Mantelli
Avvocato in Milano e Torino
Israele – Stato poco più piccolo della Sicilia ma con 9 milioni di abitanti e un Pil di 390 miliardi di dollari – è il 6° mercato di destinazione dell’export italiano in Medio Oriente e Nord Africa, con un trend nell’interscambio caratterizzato da una crescita costante negli ultimi 10 anni (+3,9% medio annuo).
La crescita economica di questa piccola potenza dell’area mediorientale permette di allineare Israele agli Emirati Arabi Uniti, anche grazie alla recente scoperta dei giacimenti di gas che rendono il Paese un vero e proprio ponte tra Europa, Oriente e Oceano Indiano.
I settori trainanti dei rapporti economici bilaterali tra Italia ed Israele variano da quelli più tradizionali (chimica, macchinari, autoveicoli, agroalimentare) a quelli più innovativi e tecnologici (come intelligenza artificiale, biomedicina, spazio, robotica e agroindustria).
Si segnala inoltre la firma a settembre 2020 dell’Accordo di Abramo tra Israele, Emirati Arabi, Bahrein, Sudan e Marocco. Tale accordo si pone alla base dello sviluppo di un flusso di rapporti commerciali e di cooperazione tecnologica tra gli Stati membri, permettendo così ad Israele di allontanarsi in parte dal mondo arabo e di creare collegamenti con l’Oriente e l’Oceano Indiano, estremamente interessanti anche per le imprese italiane.
Sempre a livello di accordi internazionali, Israele è membro dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), nonché di diversi accordi commerciali sia multilaterali che bilaterali con i principali Paesi industrializzati (tra cui l’Unione Europea che rappresenta un partner strategico importante).
Dal punto di vista legale e contrattuale, occorre poi tenere presente che Israele ha firmato la Convenzione delle Nazioni Unite sui Contratti di Vendita Internazionale di Merci (Vienna, 1980). Per questa ragione, salvo che non ne venga espressamente esclusa l’applicazione, tale Convenzione si applicherà ai rapporti di compravendita tra imprese italiane e israeliane.
Tuttavia, le opportunità di espansione in Israele devono essere sempre supportate da adeguate strategie legali. A titolo di esempio, durante la negoziazione di un contratto di distribuzione con una controparte israeliana, nella scelta relativa al metodo di risoluzione di eventuali controversie, sarà opportuno tenere a mente l’assenza di una convenzione bilaterale fra Italia e Israele sul riconoscimento delle sentenze straniere.
Di conseguenza, si potrà valutare il ricorso ad un arbitrato internazionale attraverso l’introduzione nel contratto di una clausola arbitrale ad hoc, stante l’adesione di Israele alla Convenzione di New York del 1958 sul riconoscimento e l’esecuzione di lodi arbitrali internazionali.
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