Marcello Mantelli
Avvocato in Milano e Torino
Il contratto di franchising è stato oggetto – e lo è tuttora – di modifiche e trasformazioni legate a fattori diversi: da un lato, il graduale ripensamento dei modelli di business ha avuto un impatto sui rapporti in corso; dall’altro, sicuramente le nuove tecnologie hanno aperto a nuovi metodi di vendita online.
In tale ottica recentemente è stato sviluppato il modello del c.d. E-franchising, ossia una forma di franchising interamente sviluppata online che apre le porte a operatori economici di diversi paesi grazie al ricorso agli shops online.
Il franchising “tradizionale” si basa infatti su un modello di business in base al quale vi è, da un lato, il franchisor proprietario della formula di business e, dall’altro, uno o più franchisees/affiliati commerciali che costituiscono la rete distributiva operante in modo omogeneo verso l’esterno sotto i marchi e le insegne del franchisor tramite shops fisici.
In tal senso, per promuovere l’internazionalizzazione “tradizionale” del brand, il franchisor potrà optare per diverse soluzioni in base al proprio piano marketing quali:
– single unit franchisees individuati nei paesi di interesse, e quindi singoli partners locali che gestiscono uno o più punti vendita fisici;
– master franchising consistente nell’affidare a un partner (“master franchisee”), verso corrispettivo, il compito di selezionare sub-franchisees in un certo paese target, concludere con loro contratti di franchising e gestire il business in questione con loro;
– area representative nel quale il franchisor conclude direttamente i contratti con i franchisees del Paese target, delegando tuttavia ad un terzo le operazioni di selezione e di formazione degli stessi.
Parlando di e-franchising, l’internazionalizzazione può essere sviluppata ricorrendo ai metodi tradizionali sopra esposti oppure ricorrendo ad ulteriori mezzi, tenuto conto che il negozio fisico tende a ridursi di importanza potendosi tutta la gestione del paese di interesse avvenire anche esclusivamente on-line ad esempio attraverso il c.d. dropshipping (sistema di distribuzione online).
Infatti, in questo caso il venditore vende un prodotto online senza averlo materialmente in un magazzino non essendo la merce nella detenzione fisica del venditore.
In questo modo, non essendo presente uno shop fisico da dover gestire, il/i franchisee/s può dedicarsi interamente alla promozione dei prodotti/servizi e alla gestione dei clienti, con potenziale aumento delle vendite degli shops virtuali in e-franchising rispetto a quelli fisici “tradizionali”.
Ne consegue che attraverso una tale forma innovativa, da valutare caso per caso, sarebbe possibile:
– ridurre i costi iniziali di avviamento del business per i franchisees (relativi all’apertura dello store affiliato e alla replica degli interni e dell’insegna del franchisor che vengono significativamente abbattuti rispetto allo shop fisico;
– accelerazione dell’avviamento dei punti vendita online , garantendo un’internazionalizzazione completa in un tempo minore.
Come già anticipato nell’affrontare il tema del dropshipping, anche per l’e-franchising – dato che si opera sul web – sarà necessario porre particolare attenzione non soltanto alla selezione dei partners adatti, ma anche alla attenta regolazione del rapporto contrattuale tra le parti, al fine di #fareaffariinsicurezza e sfruttare al massimo le potenzialità offerte dalle formule tradizionali di business applicate alle nuove tecnologie nel contesto delle nuove tendenze di acquisto on-line dei consumatori.
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