In un mercato globale dove il consumatore è sempre più attento alla qualità e alla provenienza degli alimenti che acquista, le aziende del settore alimentare stanno concentrando la propria attenzione sui prodotti biologici e, di conseguenza, devono essere pronte ad adattare i propri standard alle nuove regole di mercato.
Ecco allora che, per i principali fornitori di prodotti ortofrutticoli della Germania – ossia Spagna, Italia e Francia – diventa necessario acquisire le certificazioni alimentari obbligatorie e facoltative. Tra queste, la certificazione biologica è sicuramente la più richiesta sia dalla distribuzione sia dal cliente tedesco, in quanto garanzia di qualità e sostenibilità.
Secondo un’analisi di Confcooperative Internazionalizzazione, infatti, nel 2019 la Germania ha conquistato il secondo posto, seguendo solo gli Stati Uniti, sul podio del mercato degli alimenti bio, con 828,5 migliaia di tonnellate vendute e un valore pari a 3 miliardi e 512,8 milioni di euro.
In particolare, è possibile identificare quattro aree di mercato che hanno favorito in maniera consistente le vendite di prodotti bio:
– lattiero caseario (942,7 milioni di euro);
– pane biologico (669,4 milioni di euro);
– carne e pesce refrigerati (479,8 milioni di euro);
– alimenti per l’infanzia (368,9 milioni di euro).
Analizzando i competitor, sono diversi i produttori e distributori che lanciano con regolarità in Germania marchi biologici. Oltre alla presenza di private label, come i marchi Aldi, Rewe e BioBio, figura una rilevante produzione biologica artigianale (9,4%), assieme alla presenza di discount che nel 2019 hanno generato il 41,1% del valore nel settore.
Sono dunque molte le possibilità per le aziende italiane che vogliano fare affari in Germania nel settore (bio) food&beverage, soprattutto considerato che, poiché la domanda è ancora di molto superiore alla produzione interna, la Germania deve fare affidamento sull’import di prodotti che, nella maggior parte dei casi, provengono proprio dall’Italia, eccellenza mondiale nel settore alimentare.
Inoltre, secondo Sace-Simest, la Germania si conferma nel 2019 primo mercato di destinazione per l’export italiano a livello globale, nonché primo mercato di destinazione dell’export italiano in Europa (per ulteriori informazioni e consigli pratici per concludere contratti di distribuzione con un partner tedesco, si veda l’articolo precedentemente pubblicato su questo blog a riguardo).
In fase di perfezionamento di contratti di distribuzione con partner tedeschi, sarà bene predisporre un testo chiaro e completo in modo da regolamentare aspetti importanti quali il territorio contrattuale, l’eventuale carattere esclusivo del rapporto, i prodotti oggetto della distribuzione e l’eventuale assunzione di obblighi di non concorrenza e di promozione.
Con specifico riferimento alla normativa riguardante le certificazioni, sarà bene prevedere che sia il distributore tedesco ad occuparsi di tutti gli adempimenti previsti nel suo Paese al fine della corretta importazione di prodotti di genere agroalimentare, impegnandosi ad informare l’esportatore italiano di ogni variazione circa la normativa applicabile.
Luca Davini
Avvocato in Milano e Torino
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