Marcello Mantelli
Avvocato in Milano e Torino
L’emergenza sanitaria iniziata nel 2020 ha avuto un forte impatto economico su diversi settori. Le restrizioni hanno determinato nuove sfide per grandi aziende e PMI, le quali hanno reagito ricorrendo in maniera sempre più consistente agli strumenti di vendita online.
Tra i più diffusi, figura il dropshipping, ossia un sistema di vendita e-commerce, in base al quale un venditore (intermediario) sostiene un’attività di commercio elettronico mediante la rivendita di prodotti di un produttore/grossista, inoltrando l’ordine ad un fornitore (dropshipper) incaricato di spedire la merce.
In altre parole, il venditore vende un prodotto online senza averlo materialmente in un magazzino. La merce, in questo senso, non è posseduta concretamente dal venditore, il quale assume le vesti di intermediario tra l’acquirente online e il fornitore.
A ben vedere, una simile forma di distribuzione potrebbe ricordare quella adottata dai c.d. marketplace, ossia siti internet di intermediazione per la compravendita di beni o servizi, i quali radunano sotto uno stesso marchio le merci di diversi produttori (si pensi ad Amazon).
Tuttavia, le principali differenze tra dropshipping e marketplace riguardano il target di riferimento.
Il marketplace, infatti, presenta un’offerta molto ampia, con la conseguenza che non viene lasciato molto spazio al produttore per “personalizzare” l’esposizione dei propri prodotti o per valorizzare un determinato prodotto del brand. Inoltre, sui marketplace sono attive grandi aziende o imprese che possiedono già una buona presenza online.
Il dropshipping, viceversa, si sostanza in shop online più specializzati, che permettono a venditore e fornitore di essere più settoriali e mirare ad un target più specifico, scegliendo meglio i Paesi obiettivo e individuando canali commerciali più distintivi e competitivi (anche per PMI o per aziende che hanno prodotti di eccellenza, ma risorse non sufficienti per essere efficaci online).
Il tutto a costi iniziali minimi per il venditore (che deve solo avere un sito internet) e con vantaggi consistenti anche per il fornitore, il quale avrà una buona presenza online, oltre alla possibilità di ampliare la propria clientela a livello mondiale.
Malgrado i molti vantaggi legati alla nuova forma di distribuzione online, va detto che – come in ogni ambito – non mancano gli svantaggi:
– per il venditore si tratta soprattutto della necessità di individuare fornitori responsabili e affidabili, evitando ad esempio rischi di ordini conclusi sul sito internet ma mai spediti dal fornitore;
– per il fornitore si tratta di evitare il rischio di possibili truffe (si pensi al caso di un intermediario che conclude l’ordine con il cliente, senza tuttavia inoltrarlo al fornitore e trattenendo il denaro ricevuto).
È quindi opportuno, in un contesto tanto complesso quale quello del mondo web, ben selezionare i partners commerciali e disciplinare attentamente il rapporto tra le parti al fine di operare in un quadro di sicurezza contrattuale tutelando tutte le parti coinvolte e, non da ultimo, il consumatore finale.
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