Commercio globale e internazionalizzazione rappresentano l’obiettivo principale delle imprese italiane. Infatti, come riportato di recente dal Sole24ore, l’86% delle imprese italiane punta a crescere all’estero per sviluppare i propri volumi d’affari. E ciò nonostante la generale congiuntura globale negativa costituita dai dazi di Trump, la Brexit e le diffuse incertezze politiche a livello locale e globale.
Ma internazionalizzazione non significa solo export inteso come vendita di un prodotto nazionale all’estero, come siamo abituati a pensare.
Infatti, sebbene l’export italiano stia confermando un trend eccellente di crescita “sale del 7% ed è in crescita dal 2015” ha dichiarato l’ad di Sace, Alessandro Decio, esistono altre strategiche opportunità di internazionalizzare la propria impresa.
Si pensi ad esempio alla stipula di accordi commerciali, ma anche agli investimenti diretti tramite la costituzione di società all’estero o l’acquisizione di partnership nel Paese target o alla costituzione di joint ventures strategiche.
A tal fine le aziende dovranno generare competenze specifiche per individuare il Paese target, capirne il mercato e le leggi che lo regolano, aprirsi culturalmente per dialogare e negoziare con partner di diversa cultura, fare rete massimizzando opportunità di networking e business matching con aziende ispirate dagli stessi principi e valori.
Avv. Luca Davini
Avv. Massimiliano Gardellin
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