Marcello Mantelli
Avvocato in Milano e Torino
Il 10 febbraio 2021 Singapore ha presentato per la prima volta il piano di incremento dello sviluppo sostenibile con obiettivi precisi e ambiziosi da realizzare in 10 anni (Green Plan 2030).
Il Piano Verde così sviluppato, basandosi su pilastri che ruotano attorno allo sviluppo sostenibile e alla crescita green, prevede inoltre grandi opportunità di crescita e di sviluppo anche per le imprese straniere e, in particolare, per il Made in Italy.
Alcuni tra i settori più rappresentativi delle eccellenze italiane (come alimentare, agritech e automotive) saranno infatti centrali nello sviluppo del Green Plan, soprattutto alla luce dell’importante ruolo che le imprese italiane ricoprono negli scambi commerciali con il Paese asiatico.
Non solo, infatti, Singapore è il maggior partner commerciale dell’Unione Europea nel Sud-Est Asiatico, ma inoltre l’Italia si trova al settimo posto in Europa come partner commerciale della Città-Stato orientale, con un interscambio tra i due Paesi pari a 2,375 miliardi di euro nel solo 2019.
Inoltre, gli incentivi del valore di oltre 92 miliardi di dollari singaporiani (circa 60 miliardi di euro) stanziati dal Governo di Singapore per far fronte all’impatto economico causato dalla Pandemia da Covid-19, rendono il Paese una tra le “rotte per l’export” più ambita per il 2021.
Nello specifico, le opportunità per le imprese italiane risiedono – oltre ai già citati settori alimentare, agritech e automotive – nel settore delle nuove tecnologie, farmaceutico, ma anche nell’arredamento, design, cosmetica, macchinari e edilizia.
Il Green Plan strutturato da Singapore permetterà dunque di aprire a nuove opportunità per le imprese europee ed italiane, soprattutto alla luce dell’accordo commerciale tra Ue e Singapore firmato a novembre 2019 e del Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) firmato lo scorso novembre 2020 (alleanza commerciale tra 15 Paesi del sud-est asiatico).
Con l’intento di eliminare i dazi doganali sulle merci importate ed esportate e fornire una disciplina unitaria in materia di commercio internazionale all’interno dei Paesi membri, gli accordi menzionati rappresentano infatti – insieme al nuovo Green Plan – un’ottima occasione per implementare gli scambi e valorizzare ulteriormente il Made in Italy.
Dal punto di vista legale e contrattuale, nel concludere un contratto di compravendita internazionale tra un esportatore italiano e un acquirente con sede a Singapore, occorre sempre tenere presente quanto segue:
1- Singapore ha aderito alla Convenzione delle Nazioni Unite sui Contratti di Vendita Internazionale di Merci (Vienna, 1980). Per questa ragione, salvo che non ne venga espressamente esclusa l’applicazione nel contratto tra le parti, tale Convenzione regola, tra l’altro, la modalità di conclusione del contratto, i parametri di conformità della merce e i tempi di denuncia dei difetti da parte del compratore, nonché i principali diritti ed obblighi del venditore e del compratore nel contesto della vendita internazionale di merci;
2- Singapore ha poi aderito alla cd Convenzione di New York sul riconoscimento e l’esecuzione di lodi arbitrali internazionali New York,1958). Per tale motivo le imprese contraenti potranno valutare di ricorrere all’arbitrato quale metodo di risoluzione di eventuali controversie, sempre a condizione che l’operazione economica ne giustifichi i costi (per maggiori dettagli, si veda il decalogo sull’arbitrato pubblicato su questo blog).
Si ricorda infine che la modalità migliore per impostare il rapporto con un partner di Singapore rimane sempre quello, oltre allo studio della cultura negoziale locale (cd business etiquette) di prendere l’iniziativa proponendo al partner locale contratti chiari e completi, fatti su misura in base agli obiettivi commerciali perseguiti in base al piano marketing aziendale, al settore di riferimento ed al contesto specifico del Paese.
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